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Tra storia e leggenda

Turbata dagli ultimi avvenimenti che hanno colpito la Sardegna, mi dirigo verso-non-so-dove per ritrovare un nuovo orizzonte di senso, quella natura delle origini che mi allontani dal pesante “tempo contemporaneo”.

Mentre guido attraverso una campagna rigogliosa, penso che questa Ogliastra è uno dei luoghi più affascinanti della Sardegna. Un cartello indica che sono arrivata a Lotzorai, qui ci sono delle Domus de Janas, è l'occasione per andare a visitarle.

Un benzinaio mi indica il punto in cui dalla strada si svolta verso l’area archeologica di Fundu e’ Monte' che non è recintata; parcheggio e proseguo a piedi.


So bene che si tratta di una necropoli prenuragica, ma le leggende che accompagnano le "Case delle fate" come le chiama la cultura popolare, sono talmente suggestive e variegate che è impossibile non pensarci camminando in questo luogo. Ogni parte della Sardegna ha le “sue” Janas, creature minute e magiche, alte non più di venticinque centimetri, dall’indole lunatica, un po’ streghe e po’ fate, in alcune zone gentili, in altre birichine o addirittura diaboliche.

Attraverso un paesaggio macchiettato dal giallo vivido delle ginestre e dalle rocce rosse come la terra del sentiero che sto percorrendo.

Un territorio degno di ospitare le minuscole Domus, che la leggenda vuole abitate dalle Janas, che a Perdas de Fogu vengono chiamate Mergianas, in Barbagia Bírghines, a Isili Margianas. A Fonni esistevano anche Janas di sesso maschile, a Nuoro erano streghe o maghe perfide con gli esseri umani, a Belvì si narra che le Janas fossero donne bellissime e molto ricche, giunte da paesi lontani, a Isili, che potessero decidere il destino degli esseri umani.

Ecco la prima Domus, impressiona pensare che sia stata scavata con strumenti primitivi quattromila anni fa.

Sembra che i corpi venissero coperti di ocra rossa e deposti rannicchiati in posizione fetale, proprio come dentro il grembo materno. Gli antichi credevano nella rinascita dopo la morte, quindi sembra che ponessero tra le mani del defunto una piccola statuina della Dea, per proteggerli nel passaggio alla nuova vita.

Proseguo sulla salita, è grande il senso di libertà di potersi muovere liberamente in questo sito, senza percorsi obbligati, cartelli o recinzioni. Respiro questa natura come la "Physis" dei filosofi greci antichi, una realtà prima e fondamentale, principio e causa di tutte le cose che esistono, nascono, vivono e muoiono.

Una natura delle origini, un "non luogo" sospeso nel tempo in cui mi muovo con cautela anche se nulla sembra minacciarmi, attenta a non turbare questo pullulare di presenze vive anche se invisibili.

Sulle pietre crescono piccoli orti botanici di morbidi muschi e licheni azzurri e rosa.

La vegetazione ora si è arricchita di lavanda selvatica e piccoli fiori bianchi, persino i rametti secchi sembrano parte importante di queste composizioni fiorite.

Continuo a salire, il cuore si fa sempre più leggero, guardo le colline intorno come se fossero un unico organismo vivente, anche le Domus de Janas appartengono al suo respiro.

Le Domus in tutta la Sardegna sono più di tremila, alcune hanno decorazioni di motivi realizzati con l'incisione e la pittura rupestre.

Il motivo più diffuso sono le teste corniformi, ma oltre al Toro alcune domus presentano il simbolo del crescente lunare, la luna che comanda le acque del mare ed il ciclo mensile femminile.

Arrivata sull’altura, sembra accogliermi un grande sughero, lo fotografo come faccio sempre con gli alberi autorevoli che incontro e, come spesso succede, è solo dopo, riguardando le foto, che vedo la sua faccia.

Amo la corteccia del sughero, mi piace seguire con le dita le sue asperità, come se fossero i rilievi di un territorio selvaggio e invalicabile che nasconde segreti.

Mentre ripercorro all’indietro il percorso che mi ha portato qui, ogni cosa si tinge di rosa, il tramonto scende sulle Domus de Janas di Fundu e’ Monte; tra le mani un mazzo di lentisco profumato con le sue bacche rosse e un’ultima occhiata al mondo antico che mi lascio alle spalle, ora posso tornare più serena alla caotica, eppur vuota e statica, realtà del presente.



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