Primo incontro con Baunei
Appena entrata nel territorio di Baunei, salendo lungo i tornanti che da una parte costeggiano la montagna e dall'altra sfiorano il dirupo, ricevo il più bel benvenuto che possa desiderare. Un falco pellegrino volteggia sopra il precipizio alla stessa altezza della mia auto, lo vedo chiaramente nella luce del sole che fa brillare il marrone rossiccio delle sue ali. Quanta libertà e bellezza.

I.D.R.
Il paese appare all'improvviso, aggrappato alla montagna calcarea a 480 metri di altitudine. Alle sue spalle un costone roccioso e tutto intorno una natura incontaminata.

Man mano che mi inoltro nell'entroterra le formazioni di roccia diventano sempre più impressionanti.


Ho sempre amato le pietre e il Supramonte di Baunei è composto da rocce magnifiche che appartengono a ere geologiche diverse e si sono stratificate in 630 milioni di anni; osservo una pietra che parla di questa fantastica avventura.
Come dicevi tu Alessandro, le pietre sono totem. Ed è un totem gigantesco quello a cui sto arrivando, la famosa Pedra Longa, a 128 metri a picco sul mare.

Inquadrando la roccia, metto a fuoco due scalatori appesi a una corda, che salgono lentamente verso la cima.


Le domande che si susseguono nella mia testa portano tutte a un unico interrogativo.
"Cosa li porta lassù?".
Sfidarsi per superare i propri limiti? Affrontare la paura per trasformarla in coraggio?
E cosa occorre imparare?
A lavorare sulla propria consapevolezza forse, o ad allenarsi alla flessibilità di pensiero, ma qualunque cosa sia, immagino che ad attrarre sia soprattutto l'emozione fortissima di trovarsi al di sopra del mondo e così vicino al cielo.

Sono talmente immobile e assorta a guardare i due "uomini ragno", che una lucertolina mi è salita su una gamba, sobbalzo per la sorpresa e riesco a fotografarla mentre sgattaiola veloce sul muretto; ha la coda di un verde acceso mentre il corpo è più scuro, che sia una coda appena ricresciuta?
Ridacchio pensando alla leggerezza dei miei pensieri, a questa sensazione che la vita possa essere così, densa di armonia e semplicità. Che il mondo sia silenzioso come questa baia deserta, dove l'unico interrogativo esistenziale sembra essere il colore della coda di una lucertolina.
E' l'Effetto Natura, che con le sue emozioni e bellezza mi infonde sempre equilibrio e serenità.

Prima di ripartire scendo verso il mare, il sentiero di pietra si allunga tra le radici nodose di vecchi lecci, che dialogano con la pietra.


Incontro una giovane coppia di austriaci che cucinano nel loro piccolissimo furgone adibito a camper; chiacchieriamo brevemente, tra solitari ci si riconosce sempre ed è semplice comunicare.

Dalla cima della salita, Pedra Longa mostra il suo lato meno conosciuto e si allontana nel mio orizzonte.

Sto attraversando uno dei territori più selvaggi e incontaminati che ho visto in Sardegna, dicono che questa sia una delle aree maggiormente disabitate d’Europa.
Non mancano però le caprette che fanno risuonare i campanacci su e giù dai crinali. Ne incontro un gruppetto in un piccolo salotto di pietra, ombreggiato da due maestosi carrubi secolari; mi avvicino, mi fissano più curiose che impaurite.



Intanto le montagne si velano di nebbia e mentre risalgo per tornare a Santa Maria Navarrese, una strada sterrata che conduce chissà dove attira la mia attenzione, sembra in cattivo stato e in più costeggia senza alcun riparo il bordo del precipizio, ma decido comunque di imboccarla, l'attrazione della scoperta è irresistibile.


Purtroppo la strada si restringe sempre più, comincio a chiedermi se dovrò tornare in retromarcia visto che non c'è spazio per girare; proseguo sentendo il rumore dei sassi che precipitano nel vuoto al mio passaggio. Finalmente una piazzola, inverto la marcia, parcheggio e proseguo a piedi. Il paesaggio lascia senza fiato, il profumo delle erbe selvatiche impregna l'aria.


La strada arriva davanti a un edificio in rovina dove un cartello spiega che qui, nei primi anni del novecento, aveva sede la Cava Litografica "Su Stabilimentu", dove si estraevano lastre calcaree di ottima qualità, in parte utilizzate come pietra decorativa, in parte per l'incisione delle litografie e la stampa a colori.

Il materiale veniva trasportato alle imbarcazioni ormeggiate vicino alla scogliera, a centinaia di metri di distanza, tramite una teleferica di cui oggi non rimane traccia.
Lastre partite da “Su Stabilimentu” furono impiegate persino nelle strade di Londra.
La cava fu abbandonata nel 1914 per il crollo dei prezzi di questo materiale, .
Ritorno sulla strada asfaltata e nell'universo selvaggio di Baunei in cui rocce e alberi convivono armoniosamente e dove le caprette ne sono gli unici abitanti,





Devo essere una presenza molto insolita per questo capretto che non smette di fissarmi fino a quando risalgo in auto e riparto. A presto!
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“Che errore è stato allontanarsi dalla natura!
Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà,
nella sua infinita, ineguagliabile grandezza
c’è tutto il senso della vita.”
Tiziano Terzani
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Ritorno a Baunei ed é la festa di San Lussorio a portarmi alla piccola chiesa campestre, dove ogni anno una generazione di Baunesi organizza la festa del santo. Quest'anno sono solo undici i Fedales 85, qualcuno non partecipa per piccole tensioni nel gruppo, come mi hanno raccontato due baunesi incontrate da Pisaneddu, il ristorante con vista dove vado spesso a mangiare. Mi hanno spiegato anche che una volta la festa era chiamata “sa festa de us pippìus” (“la festa dei bambini”) perché tutti i ragazzini del paese, il giorno dei festeggiamenti, raggiungevano a piedi la chiesa, correndo a rotta di collo lungo la strada sterrata. Sere fa, alcuni anziani di Baunei seduti sulla panca davanti alla chiesa, mi hanno raccontato che come da tradizione secolare, l’ “obreri”, l’organizzatore che si faceva carico dei festeggiamenti, aveva diritto, nell’anno in cui si occupava della festa, di coltivare la terra intorno alla chiesetta. Inoltre, sembra che in passato l’organizzazione della festa di San Lussorio era riservata alle coppie di fidanzati che avevano deciso di sposarsi entro l’anno.
Così eccomi qua, accanto alla chiesa campestre costruita nel 600 scopro una piccola comunità raccolta intorno al suo parroco, don Mariano, in un rito accompagnato dai canti dei fedeli e dal suono di un organetto e di launeddas. Intorno, una vegetazione ricca di alberi antichi e lassù, all'orizzonte, la bella Baunei.

Le due donne baunesi sono prodighe di informazioni e mi raccontano anche che la tradizione di festeggiare San Lussorio, seppur radicata nei secoli, venne però abbandonata di colpo a metà degli anni Sessanta, perché i baunesi non gradirono il passaggio al vicino comune di Triei dei terreni intorno alla chiesa campestre. Questo fatto diede origine a un vero conflitto tra Baunei e Triei che sfociò in una occupazione del territorio in questione da parte dei baunesi che si davano addirittura il cambio per non perderne il possesso. Naturalmente contrattaccati dai triesini che alla fine l'ebbero vinta perché sulla base della Legge Regionale del 6 ottobre 1959, promulgata con l’intento di aumentare la produttività agricola di alcuni paesi dell’Isola, non solo la chiesetta di San Lussorio e i terreni circostanti, ma anche il piccolo borgo di Ardali, fino ad allora frazione di Baunei, passò sotto la giurisdizione di Triei.
Un saluto a San Lussorio, martire per la sua fede, lascio la festa. La strada sterrata mi porta verso Triei, un borgo piccolissimo che mi ha colpito perché ha conservato la sua autenticità e a differenza di altri, preservato la sua cultura dall'impatto del turismo.
Continua...
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