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L’Andalusia rivela mille sfaccettature


Ho lasciato a malincuore la casa di Sevilla che mi ha ospitato nel centro della città, in un rifugio di vetro davanti alla Giralda, la torre islamica su cui los Reyes Catolicos hanno appoggiato una punta barocca; era bello guardarla la notte dal divano sul balconcino.

Mi mancherà il gorgoglio delle fontane dell'Alacazar, nei viali costellati di aranci e mirti, dove la bellezza e la storia di questo palazzo hanno attraversato il tempo, contemplando dalle sue mura, l'avvicendarsi di tante diverse culture.

Ora in viaggio verso Jeres de La Frontera, rimpiango Siviglia abbagliante e sensuale, donde los ombres son muy caballeros.

Della sontuosa Sevilla, ripenso però anche a due incontri "muy especial".

Carmen è una bella donna di mezza età, molto fine, che chiede l’elemosina alla Vineria, per pagare, come mi dice quando ci fermiamo a parlare un po’, la bombola del gas e il latte per la sua famiglia, ha un figlio disoccupato e uno handicappato. Prima di andare via, mi abbraccia e mi invita a casa sua a bere un caffè.


Manuel, invece, è un ex agricoltore, con orgoglio mi dice che era il più veloce a raccogliere le fragole, mima il gesto con le mani, ma che quando la crisi si è fatta sentire, gli interessi sul suo debito gli hanno fatto perdere tutto, casa e terra. Ora vive dove capita aspettando di avere i soldi per tornare al paese dove ha uno zio che forse lo aiuterà.

La pioggia è sempre più fitta, fa freddo stasera, Gli offro un aiuto per prendere l'indomani il treno per il suo paese, mentre si allontana è lampantemente felice, ma io forse lo sono più di lui.


Il viaggio continua e l’Andalusia rivela le mille sfaccettature del suo territorio, dove la natura, il carattere e la cultura dei luoghi cambiano in continuazione.

Arrivo a Jerez de la Frontera di notte, attraverso il centro della cittadina addormentata, dove i lampioni caricano di giallo i muri e l'atmosfera. Piccole strade bordate di alberi carichi di frutti, solo il rumore dei miei passi.

Il giorno dopo è il suono di un flamenco a svegliarmi, non lo sapevo, ma questo borgo, fondato dai fenici a pochi km da Cadice, respirerà per 2 settimane a ritmo di flamenco. Oggi è iniziato il festival che ha luogo ogni anno, con spettacoli, esibizioni di musica, canto e ballo disseminati in tutta la città.


Le giornate si susseguono con il piacere del flamenco, ma anche degli artisti che dopo i concerti si mescolano con gli spettatori. Accanto a me. durante una magnifica esibizione, una ragazza italiana, Marinella, mi racconta della sua passione per il flamenco che ha studiato per anni e per un musicista gitano che ha seguito fin qui. E' proprio a Jerez che ha avuto origine la danza e la musica gitana , le sue origini risalgono alla cultura antica dei Mori e degli Ebrei.

Faccio un salto anche al Museo dell'Arte del Flamenco nel Palacio Penmartín, un palazzo del 1700 che è anche un’accademia ed una biblioteca.


Lasciata Jerez de la Frontera, il flamenco e la mia nuova amica Marinella, piccola tappa a Sanlucar de Barrameda, un pueblo costruito sul delta del grande fiume Guadalchivir, vale il viaggio solo per due cose, ma assolutamente straordinarie, il Balbino, paradiso in terra di chi ama il pesce fresco di tutti i tipi, come nel migliore ristorante italiano di pesce, solo che qui ogni tapas, una porzione tipo antipasto, costa poco più di un euro e ci sono prelibatezze come calamari ripieni, bottarga fresca, frittelle croccanti di gamberetti e molte altre meraviglie..

La seconda sconfinata ragione per arrivare fin qui e’ Donana, un' immensa riserva di 500 kmq. di spiagge, dune, foreste e lagune, che si raggiunge da Sanlucar in 10 minuti di barca, proprio nel punto in cui le acque del fiume si mescolano a quelle dell’oceano. Arrivo sulla spiaggia e prendo al volo una grande barca che sta partendo proprio in quel momento, a bordo solo il capitano Manuel e una famigliola di suoi amici. Nel breve tragitto ci troviamo tutti in plancia di comando a chiacchierare in una multilingua italo-ispanica-franco-britannica. Atterrati sul “sacro suolo” di Donana, mi allontano dalla famigliola; voglio stare sola, voglio “sentire” .

Mi imbatto in una comitiva di cinghiali e cinghialini che trotterellano tranquilli, cammino sulle dune, fisso l’orizzonte, dove sull’oceano si preannuncia un tramonto de fuego, ed è proprio in questo momento che passa un cervo, alto con grandi corna, non mi vede ma io mi vedo in lui: libero, lo sguardo lontano, le narici aperte a fiutare l’aria.

Al ritorno chiedo a Manuel perché un traghetto così grande per una traversata così breve, mi dice che serve a trasportare caballos e caballeros durante la festa della Madonna: attraversano a cavallo e con i carri Donana per chilometri e chilometri per arrivare alla fiesta. Tornerò per andare con loro.

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